mercoledì 9 gennaio 2013

Il destino di Isabel Archer: un ritratto immortale



"RITRATTO DI SIGNORA" DI JAMES


IL GRUPPO DI LETTURA CONTINUA IL SUO PERCORSO

 

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L'antica massima di Eraclito "Il carattere è il destino" può, forse, indirizzarci, fin dai primi passi, nel seguire la piega che prende il destino di Isabel Archer: un ritratto immortale. Di Henry James, "Ritratto di signora", capolavoro dell’autore americano che tratteggia una delle figure femminili più interessanti ed enigmatiche della storia della letteratura .

Un classico straordinariamente attuale, un romanzo dai mille livelli L’attenzione ai dettagli, la capacità di evocare il colore della luce, lo studio approfondito dei caratteri sono una sorta di cornice: al centro del quadro si evidenzia una delle figure femminili più interessanti ed enigmatiche della storia della letteratura. Isabel Archer arriva dalla provinciale cittadina americana di Albany a Gardencourt, la dimora inglese di sua zia, ed interrompe, arricchendola, “la cerimonia del tè del pomeriggio”, con la quale inizia la narrazione.
Una specie di “piccola eternità” che – nel particolare – mostra partecipanti tre uomini: un vecchio signore, padrone di casa, suo figlio, Ralph Touchett, “alto e malaticcio”, e uno dei pari inglesi più ricchi e stimati di tutta l’Inghilterra, Lord Warburton. Un quadro perfetto e compiuto, arcaico e immobile, molto europeo che si modifica dal punto di vista estetico, psicologico, sociale con l’inserimento di un elemento estraneo, com’è la protagonista.


Isabel Archer era una ragazza dalle molte teorie e dall’immaginazione abbastanza fervida. Il possedere un’intelligenza più viva di quella della gente in mezzo alla quale era stata allevata, l’avere una più larga percezione dei fatti e l’esser bramosa di acquistarsi una conoscenza non comune era stato un suo privilegio”. Così James, con penetrante spirito analitico e lucido sguardo ironico, presenta la sua eroina.
Dall’America "pragmatica" alla nobile Inghilterra, fino all’Italia decadente, si racchiude il percorso – reale e simbolico – di formazione e dissoluzione psichica di Isabel. Un viaggio che James ci presenta con l'alternare momenti drammatici a scene narrate con una specie di lucido cinismo. Al centro della narrazione c’è sempre isabel oggetto di scelte altrui, piuttosto che vera padrona del proprio destino...
Subisce il fascino del pittore Gilbert Osmond, di cui l'attraggono gli "abissi" che vi scorge; lei dice di "adorare i fossati". Alla fine del romanzo nel modo, a mio parere, più significativo, la colpisce la tenera figura del cugino Ralph Touchett, che sembra restituirle le chiavi vere dell'amore, a lei che aveva conosciuto la sofferenza dell'inganno, del tradimento, dell'illusione: "Egli le aveva detto, la prima sera trascorsa a Gardencourt che se avesse sofferto abbastanza nella sua vita avrebbe potuto vedere anche lei, un giorno, il fantasma di cui la vecchia casa era debitamente provvista. A quanto pareva, ella aveva raggiunto la condizione necessaria, perchè la mattina dopo, nell'alba fredda e grigia, sentì che uno spirito stava accanto al suo letto. Se "il carattere è il destino" per Isabel il destino è rappresentato dagli impulsi della sua immaginazione.
Però James non spiega perché Isabel firmi alla fine la sua condanna e lascia aperto un insieme di ipotesi che si fondano nella profonda e tortuosa natura a ritrarre la quale ha dedicato l’intero romanzo che personalmente mi ha affascinato ed attratto.






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