venerdì 20 settembre 2013

20 SETTEMBRE, UN VENERDI' DEL LIBRO CON LE RICETTE DI MONTALBAN




VENERDI' DEL LIBRO:  LE RICETTE DI MONTALBAN




da un’intervista a Manuel Vazquez Montalban 
“A me piace presentare la cucina come metafora della cultura. Mi spiego. Mangiare significa ammazzare e ingoiare un essere, animale o vegetale, che prima era vivo. Se divorassimo direttamente l’animale morto o la lattuga sradicata, ci definirebbero dei selvaggi. Se invece, prima di cuocerlo, mariniamo l’animale con un bouquet aromatico di erbe di Provenza, inondandolo di aceto, allora abbiamo realizzato un’operazione culturale perché ipocrita come la cultura del nostro tempo. E ben sappiamo che Pepe Carvalho nutre un amore-odio per la cultura, tanto che solitamente consuma le sue raffinatissime cene ‘ipocrite’ al bagliore di caminetti accesi con pagine di libri ‘ipocriti’.”


Manuel Vàzquez Montalbán  spiega l'atteggiamento dell'investigatore privato rispetto alla cucina: "Carvalho è gastronomicamente eclettico. Alla base dei suoi gusti sta sempre un elemento essenziale: il palato della memoria. Proprio per questo i suoi gusti fondamentali provengono dalla cucina popolare, povera e immaginaria della Spagna, la cucina di sua nonna, doña Francisca Perez Larios. (...) Carvalho cucina per impulso nevrotico, quando è depresso o irritato, e quasi sempre cerca una compagnia complice per mangiare quanto ha cucinato, per evitare l'onanismo della semplice nutrizione e riuscire nell'esercizio della comunicazione".

Vàsquez Montalbàn ha un palato più raffinato del suo personaggio e lo  ribadisce come a sottolineare le sue competenze in campo gastronomico, ma senza nulla togliere al gusto di Carvalho, che seppur discutibile esiste. E il  libro che raccoglie le numerose ricette comparse nei romanzi, Le ricette di Pepe Carvalho, l’autore riporta i piatti che Carvalho mangia o cucina nel corso delle sue avventure, ed  in alcuni casi fa vere e proprie correzioni di ricette che risultano ai suoi occhi storpiate, a causa di una certa grettezza del protagonista. È il caso, ad esempio, della fideuà  che Pepe prepara in una versione thailandese e che l’autore ritiene un  attentato a una ricetta tradizionale catalana, e  propone  l’originale per correggere l’errore:

Mi sembra altrettanto riprovevole la fideuà che esegue in Gli uccelli di Bangkok, autentico attentato contro un piatto squisito, che lui trasforma in un bizzarro calcestruzzo composto da grumi di farina di riso e animali di ogni genere, mentre la fideuà degna di tal nome si fa con pasta di grano duro, possibilmente fidelini, e con pochi intrugli […].






La ragazza lasciò sul tavolo un pacco di spaghettini di farina di riso, carne di maiale e di pollo tagliata a pezzetti, calamari, gamberetti, una scatola di pomodori, due peperoni, cipolle, aglio e, alla colpevole richiesta di Carvalho perché andasse a prendere un po’ d’olio di oliva, lei rispose con un sorriso e uscì di nuovo, per tornare quasi subito con una bottiglietta dove c’era qualcosa che ricordava il colore metallico dell’olio di oliva. La ragazza spiegò che inThailandia lo si comprava nelle farmacie e che le donne loadoperavano per la cura dei capelli.” 


Eppure al di là degli ingredienti, messi insieme con  istinto gustativo, è evidente quanto Pepe non sia affatto un cuoco così improvvisato e lo vediamo dai suoi movimenti in cucina:

Con un coltello in mano e adoperando il tavolo come tagliere, Carvalho si trasformò in un vero e proprio spettacolo preparando i prolegomeni per il soffritto, pulendo i calamari, sgusciando i gamberetti e cominciando a preparare un court-bouillon con i gusci dei crostacei e le ossa del pollo.”




Innanzitutto bisogna soffriggere bene la carne e fare nell’olio un soffritto denso, disidratato, [..]. Una volta eseguito il soffritto vegetale composto di cipolla, pomodori e peperone, vi si aggiungono il maiale, il pollo e i calamari tenendo da parte i gamberetti che verranno uniti all’ultimo momento. In questa frittura si fanno rinvenire i fidelini normali, ma per riguardo alla fragilità di questi spaghettini di riso che lei mi ha procurato, non li butterò che più tardi e intanto verserò il brodo sul soffritto, aspetterò il primo bollore e lo farò andare per un po’ allo scopo di amalgamare i sapori. Poi gli spaghettini e i gamberetti sgusciati e due o tre minuti prima di togliere il tutto dal fuoco, un bel trito d’aglio stemperato nell’olio Poi si fa riposare l’intruglio sperando che tutto vada per il meglio.” 


QUI  i consigli di lettura  degli scorsi Venerdi’ del libro.

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