domenica 19 gennaio 2014

Per alcuni il Giro d'Italia - ma quello Letterario- inizia il 19 gennaio con Fenoglio


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Il  blog Se una notte d'inverno un lettore...     ha compiuto un anno qualche settimana fa  e, sulla scia di altri, la curatrice ha creato  un evento per festeggiare questa esperienza decidendo di mantenere il tema dei suoi post e organizzando  un  Giro d’Italia Letterario.
 L'Evento è presente anche su Facebook
Nel condividere questo CONTEST, penso che sia simpatico partecipare in  modo continuativo o anche solo per alcune tappe.
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Con il libro letto per LA PRIMA TAPPA - SIAMO IN PIEMONTE, NELLE LANGHE-  è La paga del sabato  di Fenoglio, opera neorealista nella misura in cui l'autore vive questa realtà, pone in essa il suo personaggio e lo pone in contatto diretto con le contraddizioni morali che vi si trovano e la trama "pudicamente" taciuta eppure così diffusa. Ma nell’intera produzione del nostro autore vi è ben poco neorealismo se esso viene inteso nel senso classico del termine: devo ricordare, a proposito del  libro che ho letto, almeno il fatto che a Fenoglio non interessa la storia di una classe di individui nella lotta quotidiana contro difficoltà comuni, ma l’individuo davanti alla pesante  responsabilità di scelte non condivisibili. 

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Nel ri-leggere questo romanzo a distanza di molto tempo ed ora con maggiore consapevolezza sociologica,  ho incontrato delle difficoltà soprattutto al pensare alla storia dei suoi personaggi: protagonisti maschili così poco inseriti,  moralmente discutibili (Ettore e Bianco, ex partigiani che si macchiano di delitti vari...); il tema dell'amore che diventa quasi una questione di forza, dove il sesso e la sensualità trovano una loro dimensione chiara e preponderante (come ben poche altre volte si era "visto" in precedenza, se ci limitiamo alla letteratura italiana); la violenza, fisica e verbale, che caratterizza il rapporto di Ettore con la madre. 
Ecco forse, sono proprio la tensione, la pesantezza dei rapporti tra i personaggi a rendere La paga del sabato un testo sempre "complicato"
Fenoglio affermava che scriveva “… per un'infinità di motivi. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti."
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 Interessante l' espressione di «uomo finito», che ha trovato il critico Eduardo Saccone come un riferimento a Un uomo finito di Papini, cui si affianca la scelta d’intitolare il romanzo La paga del sabato, altro titolo citato, secondo lo studioso, come allusione ironica all’incontro con il destino, ad un debito da pagare. Quale? La risposta forse si potrebbe ricercare nelle inaccettabili soluzioni che sembrava offrire il Dopoguerra, come il fastidio di lavorare sotto un padrone, perdere la propria individualità e il prestigio acquisito in guerra. E sebbene Francesco De Nicola abbia rilevato l’indubbia vicinanza tra La paga del sabato ed un racconto di Hemingway , Soldier’s Home, incentrato sulle difficoltà di reinserimento nella società del soldato Krebs, avvalorata dall’amore e dalla conoscenza che Fenoglio aveva della letteratura americana ed anglosassone, la coincidenza dei due possibili riferimenti a Papini forse vi allude in modo  voluto. 
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Langhe

Poi devo ricordare che nel 1915, nella Paga del sabato, lo scrittore aveva inneggiato alla dichiarazione di guerra dell’Italia, auspicando un riscatto dalla sudditanza, in nome del glorioso passato italico. Fenoglio sembra rispondergli a distanza, con  sarcasmo, sullo sfondo di un’Italia malconcia, e proclamarsi, a differenza di Papini che aveva ancora «tante cose da dire», «un uomo finito», un uomo che canta una melodia senza parole, senza più nulla da raccontare, cosciente, ormai, che l’eroe ha definitivamente ceduto il posto al «comune giovanotto di paese»

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I LUOGHI DELLE LANGHE

Fenoglio è lo scrittore di Alba e delle Langhe, dai suoi luoghi natii non si è mai allontanato. Qui nasce nel 1922, qui studia, combatte e lavora, qui muore nel 1963. Non avrebbe potuto vivere, e soprattutto scrivere, senza Alba, Mango, Barbaresco, Neive, Santo Stefano Belbo, Castino, Gorzegno, Valdivilla, Mombarcaro, Manforte, Murazzano,senza gli alti scenari tra le valli del Belbo e del Bormida. Qui hanno vissuto i suoi antenati.
Alba è la città della sua formazione al Liceo Govone, dove incontra, bravi professori che gli insegnano i valori della libertà e del coraggio e la lingua e la cultura inglese con Marlowe, Shakespeare, Bronte. 

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L’inglese diventa per Beppe l’orizzonte culturale, tanto più vasto della provincia, e forma la sua educazione letteraria ricca di una straordinaria originalità espressiva e linguistica. Nei romanzi le parole inglesi si intrecciano con i neologismi e danno pathos e spessore alla narrazione, ma è nelle sue radici della terra natale che trae la fonte di ispirazione. 
Su quei sentieri della Langa, nella solitudine e nel silenzio del paesaggio, si possono ritrovare i luoghi percorsi dal suo passo lungo e sicuro e descritti perché la Langa è un luogo unico, reale e simbolico insieme, un paesaggio dell’animo dove si ritrova la costante presenza di un solo paesaggio,la geografia fisica e antropologica delle langhe e solamente nelle Langhe, Fenoglio, il gentleman-scrittore dal carattere duro e ostinato, ritroso e selvatico, ritrova e riconosce intero se stesso e il mondo tanto che affermava che «Se andassi da un’altra parte  non troverei più il tempo per scrivere»
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Meta imperdibile e notissima per il turista in cerca di suggestioni anche eno-gastronomiche, le Langhe sono una destinazione privilegiata per scoprire un paesaggio fatto di colline e di grandi richiami letterari. In quel mare di basse alture che si inseguono tra Cuneo e Savona sono nati e hanno ambientato le loro storie, grandi scrittori “di provincia” come Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Davide Lajolo, Giovanni Arpino. Scrittori “di frontiera”, appartenenti a generazioni diverse, che alle Langhe – Pavese da profondo conoscitore dell’America, le definisce il suo Middle West - affidano le radici di una vita, individuandone il nocciolo duro dell’identità contadina, l’orgoglio testardo del lavorare la terra. In questa valle, oggi così diversa  poco è rimasto: qualche casa, il Belbo che ancora oggi divide le due colline di Gaminella e del Salto e Canelli, l’inizio di un mondo che nulla aveva a che fare con il calendario delle semine: il mondo della città. 

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A differenza di Pavese, Beppe Fenoglio, rimane legato per tutta la vita ad Alba, la sua città. I  tetti rossi e quella luce livida che avvolgeva le cose poi Tanaro, Murazzano, San Benedetto Belbo, Bossolasco, costituiscono per Fenoglio i luoghi dell’infanzia, ma anche lo scenario in cui ambienta le sue storie. Le Langhe sono per lui il mito, le radici, la terra
Un itinerario, quello langarolo, che induce a pensare che i luoghi appartenenti alla geografia dell’anima di questi scrittori  costituiscano ancora oggi una memoria collettiva che  chiede di  essere trasmessa come in un viaggio di formazione che passa il testimone, da una generazione all’altra di lettori.

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