mercoledì 10 maggio 2023

Cronache di poveri amanti di Pratolini lungo romanzo corale

 


...pubblicato nel 1946 e ambientato negli anni della prepotente e turbolenta ascesa del fascismo in una striminzita viuzza fiorentina lunga non più di cinquanta metri dove il sole fatica a trovare posto per l’estrema vicinanza delle case ai due lati della strada, tanto attigue che i cornacchiai (gli abitanti di Via del Corno) riescono persino a sentire il trillo della sveglia dei dirimpettai e financo i loro sussurri. La via è animata dalle voci, dai profumi e dai lezzi, dai mestieri artigianali, dagli amori travolgenti eppure innocenti, puri, spesso trasversali dei suoi abitanti ma soprattutto dai pettegolezzi che dividono e allo stesso tempo uniscono.

microcosmo di umanità derelitta eppur vivace, ebbra di emozioni, impegnata nella dura, faticosa lotta per la vita e per l’amore, nell’arduo impegno politico. Viene dipinta sontuosamente dalla mirabile penna dello scrittore toscano che, senza tralasciare l’arte della sottile ironia, descrive con la stessa efficacia sia i turbamenti emotivi dei personaggi, ai quali ci si affeziona fin dal principio, sia l’impennata del fascismo che le tradizioni popolari.




Il romanzo di Vasco Pratolini “Cronache di poveri amanti” è un ritratto dell’Italia degli anni Venti e via del Corno, a Firenze, è un misero teatrino di strada che riassume un pezzo di storia d’Italia, dopo la sbornia rivoluzionaria del biennio rosso 1919-1920.


Il libro, scritto nel 1947, racconta le vicende di “povera gente” che vive dietro Palazzo Vecchio, dall’inizio degli anni Venti al 1926. “Povera gente” che si muove nella storia drammatica (e magmatica) dell’Italia del primo dopoguerra, che ha visto i grandi scioperi operai, l’occupazione delle fabbriche, la nascita dei fasci di combattimento e la reazione fascista (e statale) contro la classe operaia e contadina «che voleva fare come in Russia».


             Le Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, 
                            poeta  della Firenze popolare

 temi centrali sono i tipici del neorealismo: antifascismo, la vita della classe popolare e il ritorno all’umanità. La cosa che pero distingue Cronache è il modo di narrare. Pratolini non si concentra a raccontare la storia dello sviluppo  di un personaggio nel ventennio nero. A Pratolini non serve un protagonista perché sa narrare su i grandi temi della sua generazione attraverso la creazione di un microcosmo: la Via del Corno negli anni ’20 delle Camicie Nere.


Cronache tematizza i problemi, le gioie, le sofferenze degli abitanti di via del Corno, di questa viuzza che è il vero protagonista di Cronache. 
 

"Via del Corno esisteva prima che Dante nascesse, e prende nome non da quello che credete, ma da un “messere” appunto, che possedeva tutte le sue case.  […]

E’ lunga cinquanta metri e larga cinque; è senza marciapiedi. Confina ai due capi con via dei Leoni e via del Parlascio, chiusa come tra due fondali: un’isola, un’oasi nella foresta, esclusa dal traffico e dalle curiosità. Occorre abitarvi, o averci degli interessi particolari, per incontrarla.

E’, tuttavia, a pochi metri da Palazzo Vecchio, che la sotterra sotto la sua mole. Il piano stradale è lastricato e leggermente concavo: lo scolo avviene attraverso dei tombini situati al centro. Nei giorni di pioggia la strada è divisa in due da un torrentello: i bambini, tornato il sereno, vi fanno gare di canottaggio con sugheri, bucce e barchette di carta da quaderno. […]"


Pratolini avrebbe potuto scegliere un linguaggio pieno di compassione verso i poveri che sarebbe stato la possibilità più facile. Tanti scrittori e registri hanno scelto questo linguaggio negli ultimi anni, eppure Pratolini non lo fa. Preferisce mescolare il cinismo e la brutalità della povertà con uno stilo ironico, umoristico. L’ironia di Pratolini riesca a dare ai suoi “poveri amanti” una certa dignità e offre al lettore una lettura più facile e anche più emozionante. Non sentiamo solo le sofferenze dei “poveri amanti” ma anche le loro risate. L’umorismo della descrizione di via del Corno e del destino dei suoi abitanti è uno dei punti più forti e dimostra le capacità enormi del poeta Pratolini. È quest’umorismo che secondo me manca spesso a Moravia e a Pavese e altri neorealisti. Cronache generalmente è raccontato in un modo molto calmo, direi quasi lento, che salta da casa a casa, da finestra a finestra. I primi capitoli ricordano molto allo stile di Verga pero poi nella scena che è chiamata “Notte dell’Apocalisse“, si trova un cambiamento. Questo capitolo è raccontato molto più veloce e assomiglia assai a un film americano.

 Fa da sfondo alla vicenda una via popolare di Firenze, via del Corno, la stessa in cui l'autore passò alcuni anni della sua giovinezza. Attraverso la memoria il narratore si sente parte integrante delle storie che racconta, e testimone diretto degli avvenimenti. Il libro è un'«amorosa fatica» tributata a personaggi dimenticati dalla grande storia, "vinti" che celano dietro la loro esistenza, apparentemente piatta e sempre uguale, una carica vitale degna dei più grandi eroi. La loro storia è un'«umile epicità» e per questo viene rappresentata coralmente, attraverso una struttura aperta agli intrecci tra i protagonisti, all'equilibrio tra gli eventi, alle gioie e ai dolori che si sovrappongono creando una tensione continua. Le vicende private dei vari personaggi vanno a intrecciarsi con i drammatici eventi che segnarono, nel biennio 1925-26, la storia d'Italia: l'inasprirsi del regime fascista e la sua intolleranza a ogni forma di dissenso. La "cronaca" è riportata attraverso una precisa scelta temporale, il presente storico, che dà alla vicenda il senso dell'eternità, della continuità, inframmezzato da occasionali passati prossimi (che hanno la funzione di permettere brevi flashback), e da rari imperfetti.

Il testo è diviso in tre parti: la prima ripartita in nove capitoli, la seconda in sei e la terza in dieci. La prima parte è una sorta di presentazione dei vari personaggi, la seconda contiene le loro trasformazioni, la rottura degli equilibri, e la terza infine compie, attraverso una maggiore consapevolezza, il ritorno rassegnato all'eterna armonia e inamovibilità del mondo popolare. Questi elementi sono presenti lungo tutto il percorso narrativo, proprio in virtù della polifonia che lo caratterizza. Di questa strada buia e sporca, via del Corno, è difficile dire quale sia la figura di maggior spicco. Ognuna può raccontare di sé una storia di dolore, sia che si perda sulle scale di un bordello, come la giovane Elisa, sia che viva appartata come la «Signora», una vecchia e temuta donna che dal suo letto domina e controlla tutti gli avvenimenti della strada.


«Per la prima volta Pratolini esclude sé dal racconto, taglia fuori il pronome io. Momento sempre importante nella vita di un narratore che nacque poetico; perché quel primo e Poetico io gli era pur misura e freno alle cose», scrisse Pietro Pancrazi, che proseguiva notando nel suo stile «un eccesso di abbandono o languore o corrività».



Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, Pratolini ha imposto il proprio nome all'attenzione della critica e dei lettori. Nel 1954 Carlo Lizzani ha diretto un film ispirato al libro, con lo stesso titolo, interpretato da Marcello Mastroianni, Antonella Lualdi, Cosetta Greco, sceneggiato da Sergio Amidei, Giuseppe Dagnino, Massimo Micia e dallo stesso regista. Malgrado i problemi di censura, il film ha vinto nello stesso anno il premio speciale della giuria al Festival di Cannes.





mercoledì 26 aprile 2023

LE MODELLE DI MICHELANGELO MERISI

 

LE DONNE DI CARAVAGGIO



A sinistra) Caravaggio, Madonna di Loreto, Roma, Basilica di Sant'Agostino. 
(Al centro) Riposo durante la Fuga in Egitto, Roma, Galleria Doria Pamphilj. 
(A destra) Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 
Roma, Gallerie Nazionali d'Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini


Alle donne di Caravaggio sono stati dedicati studi, libri e romanzi. Non finisce di stupire  il fatto che l’artista – per ritrarre le sue Vergini e le sue sante - abbia impiegato come modelle alcune cortigiane note nella Roma a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.
Una scelta che già a quel tempo aveva destato non poco scandalo, e più di un rifiuto da parte dei committenti di lavori già portati a termine dall’artista. cosi si legge su Arte.it.
 pittura realistica quella di Michelangelo Merisi, improntata alla resa del “vero”, e questo spiega il necessario ricorso alle modelle.
Di alcune di loro conosciamo i nomi, che compaiono nei documenti dell’epoca e nelle biografie del pittore. Alcune erano donne che i bandi papali escludevano dalla vita sociale o confinavano in alcuni quartieri, e comparivano sugli altari delle più importanti chiese della città prestando il volto alla Vergine nel Riposo dalla fuga in Egitto, alla Madonna dei Pellegrini, alla Giuditta che uccide Oloferne. Una scelta provocatoria che doveva risultare assai intollerabile per gran parte della gerarchia ecclesiastica romana, di una Roma controriformata peraltro.
A tutte le Donne di Caravaggio è stato dedicato l'omonimo volume di Francesca Santucci, in cui trovano spazio anche quelle ancora non rintracciate nei dipinti, ma citate dalle fonti, come ad esempio Monica Calvi detta Menicuccia, che frequentava personaggi d'altro lignaggio come il cardinale d'Este.


Donne nobili e plebee, benefattrici e di malaffare, composte e rissose, sobrie e dissolute, di potere o sfortunate, queste le donne "reali" importanti nella vita di Caravaggio. Altre figure femminili, fra mito, storia, leggenda e religione, ugualmente importanti, ritroviamo nella vita del celeberrimus pictor, quelle che nutrirono il suo immaginario e gli ispirarono la composizione dei capolavori che, ancora oggi, lasciano stupefatti i nostri occhi.

Il romanzo “Lena, che è donna di Caravaggio di Alessandra Masu, invece, ruota tutto intorno alla figura di Maddalena Antognetti e alla vita nel rione Campo Marzio, tra taverne, osterie e odore di pittura.

MADDALENA ANTOGNETTI, LA DONNA DI MICHELANGELO


«In nome dell'altissimo Dio e gloriosa Vergine Maria e di tutti li Santi della corte del Cielo che ce fanno la grazia di vivere bene et honestamente in questo mondo. Questo sarà un libro de memoria delle cose che sono occorse a me, Lena, scritto nell'anno 1610, adì diciotto di luglio». 
Così inizia il diario di Lena, la modella delle più belle e famose Madonne caravaggesche. È la vigilia del 18 luglio 1610 e Lena aspetta da un momento all'altro il ritorno di Michelangelo da Caravaggio. Lena è stata la sua donna e modella preferita finché l'artista non ha dovuto lasciare Roma per aver commesso un omicidio, nel maggio del 1606. Ma l'esilio del pittore e la loro separazione stanno, forse, per finire. In una notte e una mattina di veglia scandite dalle ore canoniche, Lena

  furono molto vicine a Caravaggio e attraverso l’analisi delle loro apparizioni nei dipinti è possibile collocarle in ordine cronologico all’interno della biografia del pittore.
 descritta in alcune cronache come "donna di Michelangelo": compare negli ultimi quadri romani. Proviene da una famiglia di cortigiane: sua sorella Amabilia era una prostituta bellissima e un documento la mostra di notte su un cavallo, con le chiome sciolte, mentre torna a casa dopo una notte passata con il bargello del Campidoglio



Madonna dei Pellegrini, 1606olio su tela, 260 cm × 150 cm, Roma, Chiesa di Sant'Agostino

 la Madonna vestita da popolana con Gesù in braccio e due pellegrini. Oltre al riconoscibile volto di Lena, col suo bimbo, fecero scalpore i piedi nudi e gonfi,in primissimo piano, dei pellegrini. Il Baglioni racconta che, per questo, non appena il quadro fu messo sull'altare: 

"ne fu fatto dai preti e da' popolani estremo schiamazzo".
Altro scandalo fu il modo in cui era stravolto il racconto biblico. Secondo la leggenda, infatti, la casa di Maria venne portata in volo a Loreto dagli angeli (fatto che non risulta nel quadro), la casa inoltre è cadente, con l'intonaco scrostato e i mattoni a vista. Qualcuno pensa che il Caravaggio volesse ribadire l'adesione alla povertà assoluta della Sacra Famiglia, che la Chiesa dovrebbe osservare .
Lena, giovanissima era stata amante prima del «giovane morbido», cardinale Montalto poi di monsignor Melchiorre Crescenzi e del cardinal Peretti, nipote di Sisto V. Faceva parte di un gruppo di prostitute d’alto bordo con Fillide Melandroni, Menica Calvi e Tella Brunori.
Fare di Lena la "Madonna dei Pellegrini" era una mossa rischiosa, qualcosa di ben diverso dal ritrarre Anna Bianchini o Fillide Melandroni nei panni della Maddalena per una collezione privata. La giovane, infatti, era un volto conosciutissimo in città. Il concilio di Trento aveva specificamente bandito “tutte le lascivie di una sfacciata bellezza nelle figure” e un volto noto, soprattutto quello di una prostituta, costituiva un pericolo, specie quando si avevano molti nemici .


Madonna dei palafrenieri (o della serpe), 1604olio su tela, 292 cm × 211 cmRoma, Galleria Borghese.

Il quadro mostra Maria ed il Bambino mentre schiacciano il serpente del peccato originale, alla presenza di Anna.  L'opera era destinata all'altare maggiore della chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri presso San Pietro in Vaticano. Il dipinto però rimase nella chiesa meno di un mese, venne rifiutato dai committenti, perché fece scandalo il Bambino, troppo cresciuto per essere ritratto completamente nudo, la scollatura abbondante della Madonna e il fatto che in lei si riconoscesse facilmente Lena, nota donna di malaffare. 
Il quadro venne prima trasferito nella chiesa della Confraternita di S.Anna, poi venduta per cento scudi al cardinale Borghese.
Ancora una volta autorità che pubblicamente condannavano i suoi lavori, si affrettavano poi ad acquistarli (sotto costo) per le loro collezioni private
.


Maria Maddalena in estasi, 1606olio su tela, 106,5 × 91 cm, Roma, collezione privata.

Di quest'opera esistono almeno otto copie (fu uno tra i dipinti più copiati di Caravaggio).Si pensa che il pittore si sia ispirato al volto di Lena per raffigurare la Maddalena.Questa versione conservata nella collezione privata di Roma, presentata nel Caravaggio di John Gash nel 2003, sembra essere la più vicina all'originale.Un'altra variante, altrettanto fedele all'originale, è conservata nel Musèe des Beaux-Arts di Marsiglia.

Lena morì ancora prima di Caravaggio L'anno dopo la fuga dell'artista da Roma, tornò a vivere con la madre e la sorella in via dei Greci, dove spirò nel 1610. Aveva solo ventotto' anni.


mercoledì 5 aprile 2023

"La ragazza di Bube" il romanzo di Cassola che ci insegna ad amare



Carlo Cassola


La ragazza di Bube è un romanzo scritto da Carlo Cassola tra il 1958 e il 1959 in cui sono illustrati, attraverso la storia di due ragazzi innamorati, anche i problemi politici e sociali del dopoguerra. Il romanzo vince il Premio Strega nel 1960, anno in cui è pubblicato da Einaudi. Tre anni più tardi viene realizzato anche un adattamento cinematografico per la regia di Luigi Comencini e ha come interpreti Claudia Cardinale e George Chakiris.

 


...romanzo d’amore e di formazione, connubio di fortezza e volontà 


momento di massima ispirazione per l' autore 

cosi    si legge su libreriamo


                        Ciò che non ci uccide, ci rende più forti! 

 ....premio letterario ”Strega” nel 1960, ”La ragazza di Bube” è un romanzo a carattere sentimentale, ambientato in Toscana nei difficili anni successivi alla Resistenza tra il 1944 e il 1948. Centro della vicenda è la storia d’amore tra Arturo Cappellini, meglio conosciuto come Bube, un ragazzo impulsivo e baldanzoso nella sua voglia di far giustizia e la forte ma allo stesso tempo vulnerabile Mara Castellucci.



A far da cornice al loro amore tormentato saranno le vicende politiche e giudiziarie che relegano il giovane Bube in Francia e quindi lontano da Mara. Ho  letto questo libro più volte e sempre vi ritrovo nuovi elementi su cui soffermarsi; ciò che colpisce maggiormente l’attenzione del lettore, secondo me,  è, al di là della vicenda in sé, lo stile con cui l’autore si presenta al lettore,  semplice e scorrevole, il quale si adatta perfettamente ai personaggi, lo stile immediato, ci cala direttamente nel mondo dei personaggi; attraverso questa tecnica il lettore diventa parte della storia, riesce ad immedesimarsi nei personaggi e ad entrare nel loro animo, cresce  con loro, prova le stesse emozioni.



Oltre che un romanzo d’amore, si può  dire che si tratta in parte di un romanzo di formazione, in quanto nella vicenda ecco la crescita morale e psicologica della protagonista femminile, che da sedicenne impulsiva, diventa una donna matura con  valori e princìpi. 

Questo è un consiglio a tutti gli appassionati di lettura di non farsi sfuggire questo romanzo anche per le tematiche e il messaggio che l’ autore ha voluto lasciarci:  la Fedeltà, in tutte le sue sfumature;  si può cogliere già dal titolo: ‘Io sono la ragazza di Bube’, il cuore di Mara appartiene a Bube e a nessun altro; così come la fedeltà del padre di Mara al partito comunista o la fedeltà di Bube al suo ruolo di partigiano. Il messaggio che sicuramente il libro vuole trasmettere  è il significato della vita, come mix di gioia e dolore, ed è proprio esso che deve spronarci a non arrendersi, ma ad avere la forza di continuare a lottare per noi stessi. Inoltre è anche un invito ad amare, perché l’amore è l’ unica forza in grado di darci conforto in momenti difficili.


Questo era l’amore: qualcosa che riscaldava il cuore e distruggeva le membra.”