venerdì 31 gennaio 2014

UN VENERDI' DEL LIBRO ALL'INSEGNA DI UN ATELIER AUTOBIOGRAFICO


Il testo che propongo prevede e auspica che i molteplici saperi e le pratiche  della tradizione narrativa, riescano ad incontrarsi con quelli educativi. Narrare ed educare non sono infatti soltanto parole dall’evidente senso pedagogico.


L'esperto prof. Duccio Demetrio ci propone UN  ATELIER AUTOBIOGRAFICO: da genere letterario ad opportunità pedagogica - 
http://www.mimesisedizioni.it/Scienze-della-narrazione/Educare-e-narrare.html
   Mimesi edizioni- 2012
2009 Duccio Demetrio – da Atti Convegno Erickson poi edizioni Mimesi 2012

Ogni autobiografia, il racconto di una vita vissuta che un autore, allo stesso tempo protagonista della propria storia, scrive in prima persona, è un genere letterario: vi  hanno attinto psicologi,sociologici, storici. Ma solo da qualche anno  se ne sono evidenziate metodologicamente le implicazioni pedagogiche e didattiche. L'Esperto sottolinea che se nel corso dei secoli donne e uomini famosi hanno scritto autentici capolavori autobiografici,  e moltissimi quelli che pur con abilità alfabetiche semplici, hanno sentito la necessità  di raccontarsi per iscritto , solamente per testimoniare la propria vicenda umana. Importante per il solo fatto di averla vissuta, tra eventi e volontà di sopravvivere anche nelle situazioni più difficili. 
Molti che si sono dati a questa esperienza, hanno voluto mostrare a se stessi il cammino intrapreso, il riscatto sociale e morale raggiunto grazie allo scrivere. In questi casi, assai  diffusi, non sfugge che scrivere di sé, rievocare il passato spesso con coraggio e determinazione, esporsi al giudizio degli altri, rappresenta un evento auto-educativo.

COSA ACCADE...

 a) provare la sensazione di apprendere dalla propria vita passata, poiché lo scrivere ci “obbliga” a riflettere sul senso di quel che abbiamo fatto e andiamo facendo nel presente; 
b) prendere coscienza del significato morale di alcune esperienze; c) esercitarsi a ricollegare fra loro i fatti e a farsene una ragione; 
d) veder accrescersi il desiderio di leggere e la curiosità verso le storie altrui e il mondo circostante.
E, ancora, intingendo metaforicamente la penna nella propria vita :

e) si diventa creativi, pur con pochi mezzi e capacità a disposizione, dovendo tradurre in frasi sensate, in racconti accattivanti, quanto concretamente si sia vissuto. L’autobiografia è stata definita , rispetto ad altre tipologie narrative, una “scrittura della realtà”, un tentativo di riscoprire verità nacoste sotto le apparenze.
Ogni autobiografo  dovrebbe di conseguenza attenersi ad un patto di sincerità, con gli eventuali lettori. Senza dar troppo corso alla fantasia. 

  PERCHE' E' IMPORTANTE...


L’importanza psico-pedagogica del punto di vista autobiografico si basa nel viaggio imprevedibile che si intraprende per scriverla che fa maturare umanamente ed intellettualmente oltre che potenzia la condivisione di relazioni. 
Scriviamo per essere capiti, per svelare qualcosa che a voce non sapevamo, potevamo, volevamo dire, perché questo gesto, che può diventare quotidiano, ci fa sentire liberi, ci dà gioia, un senso più pieno della vita; ci consente di oltrepassare persino i peggiori momenti.  Proposta culturale in controtendenzama utilissima come arte di raccontarsi in pedagogia sia dell’infanzia, che dell’adolescenza e degli adulti.

 L’ autobiografia è un mezzo per avere maggiore conoscenza ad esempio degli studenti e delle loro storie  ed ogni scrittura personale, la più spontanea e modesta, è un indizio che  segnala qualcosa che non sempre l' insegnante riesce a vedere. Molto spesso il docente (io ne ho avuto esperienza) anche senza  l’aiuto di specialisti, puo' essere in grado di diagnosticare ed affrontare: scarsa autostima, problemi di adattamento ed affettivi, paure, sfiducia nelle proprie capacità, ecc. 
http://gitementali.files.wordpress.com/2022/11/diario.jpgRitengo che l’autobiografia sia uno strumento dell’educazione attiva come fare'liste' di propositi a cui si sono dati  anche personaggi famosi Le liste ci danno l'illusione di avere il polso della situazione e, secondo Umberto Eco, ci aiutano addirittura a superare la paura della morte. "Le liste sono all'origine della cultura. Sono parte integrante della storia dell'arte e della letteratura. Qual è l'obiettivo della cultura? Rendere l'infinito comprensibile... E come facciamo, in qualità di umani, ad affrontare l'infinito? 
Come si può tentare di comprendere l'incomprensibile? Attraverso le liste" e sono tanti i grandi cervelli del passato che sono ricorsi alle liste giornaliere per fare ordine mentale. Da quelle più meticolose di Benjamin Franklin che tentava di far convivere obiettivi spesso opposti o impossibili- come  la promessa fatta agli amici di passare la serata insieme con la regola "Vai fino in fondo al lavoro senza interromperti".  Alla lista più mondana del cantante statunitense Woody Gurthrie: "Lavati i denti. Cambia i calzini. Scrivi una canzone al giorno. Ama la mamma". Al monito per la vecchiaia di Jonhatan Swift intitolato: "Quando sarò vecchio, 1699"

Da Jonathan Swift a Mark Twain, Picasso, Thomas Jefferson, Charles Darwin, Ernest Hemingway e Thomas Edison che amavano tenere appunti sul da farsi. In realtà, l'inconscio in questo modo 'chiede' alla parte cosciente di "fare un piano d'azione",  le liste. 

Ed ancora Paul Valéry: Quaderni I - Quaderni II - Quaderni III - Quaderni IV - Quaderni V
Antoine de Saint-Exupéry: Taccuini
Cesare Pavese - Il mestiere di vivere 1935-39 - Il mestiere di vivere 1940-50
Giacomo Leopardi: Zibaldone 1817-1821 - Zibaldone 1822-1832
Ennio Flaiano: Diario degli errori - Diario notturno - Taccuino del marziano - Don't forget - Frasario essenziale

 

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